di Maricla Boggio
regia Jacopo Bezzi
con Massimo Roberto Beato, Elisa Rocca, Alberto Melone e Sofia Chiappini
Maricla Boggio
Nelle cronache apparse tra il 1884 e il 1888 sul “Capitan Fracassa” e sulla “Tribuna”, firmate “Il Duca Minimo” oppure “Lila Biscuit”, apparivano i personaggi della Roma umbertina da pochi anni animata da una classe superbamente rampante, formata di aristocrazia recente e di borghesia arricchita nelle professioni e nei commerci; vogliosa di imparentarsi con la nobiltà antica e languente di una Roma papale al tramonto, questa classe emergente ne imitava maldestramente i comportamenti, aggiungendovi di suo una vigorosa e spregiudicata volontà di affermazione e di godimento.
Sotto quei bizzarri pseudonimi si nascondeva D’Annunzio giovinetto; assetato di esperienze, il giovanissimo poeta prendeva parte con gioiosa avidità alla vita mondana e si divertiva poi a descriverla con ironia, qualche punta di premeditata volgarità e talvolta perfino con un malinconico rimpianto alla tramontata purezza dei costumi; gli articoli svelti subito diventavano “favole”, quasi prove per più vasti disegni, in età matura poi sviluppati nei romanzi.
I personaggi dei miei brevi atti sono balzati fuori dalle agili cronache mondane, a respirare con vita propria la vastità liberatoria del teatro attraverso una strutturazione di mondi a ciascuna storia pertinente, nei quali rappresentare le loro vicende esistenziali con soluzioni talvolta più crudeli di quanto offrisse lo spunto della pagina letteraria, in una chiave critica e distanziata pur nella trattazione nostalgica o addirittura grottesca.
Dalla recensione di Enrico Bernard
” In questo contesto di recupero e approfondimento dell’attività di cronista mondano di D’Annunzio, secondaria ma non indifferente alla comprensione della sua opera “maggiore”, si innesta la gustosa pièce di Maricla Boggio che ricostruisce alcuni divertenti e – perché no? – piccanti episodi della vita romana raccontata dal Vate nelle sue cronache. Tra svenimenti e parrucche, paillettes e gemiti, languide carezze e avances sfrontate, qui pro quo sessuali e di genere, Maricla Boggio incentra la sua brillante commedia intorno al narratore D’Annunzio intrepretato da un convincete e austero Massimo Roberto Beato che smaschera le pantomime, le infiggardaggini, le affettazioni e le cocoteries di una società borghese che, come su un immaginario Titanic, balla la macabra danza dell’avvento del fascismo. Da cui D’Annunzio non sarà affatto indenne ideologicamente, intendiamoci. Il che tuttavia non significa che il Vate non fornisca, volente o nolente, una chiave per comprendere il contesto in cui è nato e il concime di cui si è nutrito il regime.
Il senso dell’opera della Boggio sta dunque non solo nella leggerezza e nell’ironia dello spettacolo, ma soprattutto nel sottotesto storico che l’Autrice adotta per mostrare con delicatezza e solidità drammaturgica il marcio schizzato da D’Annunzio nelle sue cronache ricche di sarcasmo e ironia. Senso del marciume spirituale e sociale che invece il Pirandello, anche fascista ma con rovelli e ponzamenti, risolve in chiave di dubbio e fuga nella follia.
Spassosa, esilarante, l’interpretazione della tenutaria del bordello, una sorta di Madama Pace – tanto per fare la linguaccia a Pirandello – da parte di Jacopo Bezzi che dà vita ad un personaggio da approfondire vista l’abilità dell’attore nel genere dei travestimenti e delle trasformazioni, come lo abbiamo già visto e apprezzato nei panni di Elton John o di Lucio Dalla in altro spettacolo.
La compagnia dei Masnadieri con Sofia Chiappini, Elisa Rocca e Alberto Melone, tutti bravi nei toni espressionisti, nel grottesco e nel tableau vivant, prosegue così la sua ricerca drammaturgica nel genere di un teatro apparentemente di intrattenimento ma che di volta in volta rivela un percorso volto ad una ricostruzione di ambienti e di mentalità, di psicologie e costumi, del nostro immaginario collettivo e del nostro tempo.
Dalla recensione di Maurilio Di Stefano
Un’ora di gustosissimo teatro che scorre via leggera e spassosa. La Compagnia dei Masnadieri presenta al Teatro Spazio 18b “D’Annunzio Mondano”, opera in atto unico di Maricla Boggio per la regia (e non solo) di Jacopo Bezzi.
Sebbene il testo non faccia mai riferimento diretto al Vate, Massimo Roberto Beato veste in prossimità della ‘zona sosia’ i panni di Gabriele D’Annunzio. Attorno a lui, che è il tratto costante della rappresentazione insieme all’elegante salotto fine-ottocentesco che costituisce la scena, si alternano con abile trasformismo e versatilità gli altri tre attori, Elisa Rocca, Alberto Melone e Sofia Chiappini.